Il 22 aprile, alle ore 16,00, per AIDI (Associazione Italiana di Illuminazione) sto organizzando un webinar gratuito sul ruolo dell’Illuminazione pubblica nelle smart city dove con il prof. Carlo Ratti, responsabile Massachusetts Institute of Technology di Boston, esperti del settore, aziende e utility affronteremo diversi aspetti salienti di questo tema sempre più attuale e interessante per far emergere anche una visione culturale del processo di cambiamento che attraversano le nostre città.
Oggi l’illuminazione pubblica è protagonista di una rivoluzione tecnologica e culturale senza precedenti. Nascono le smart city, le città intelligenti, un modello urbano dove la luce diventa la prima infrastruttura dello sviluppo e fornitura di nuovi servizi considerati sempre più imprescindibili: connettività, telecontrollo, stazione di ricarica per veicoli elettrici, … Smart city, Smart home, Smart building sono tutte definizioni che stanno a indicare modelli dove la luce diventa elemento principale per creare nuovi servizi basati sulle velocità di trasmissione delle informazioni a vantaggio degli utenti e garantendo servizi avanzati di connettività e mobilità dove tutto o quasi è a portata di click. Così, ad esempio, la luce ci permette di dare informazioni in tempo reale sul traffico e i parcheggi all’interno della città, consente di rilevare i flussi occupazionali all’interno dei luoghi di lavoro e molto altro ancora.
Ma oggi ci attende un’altra sfida: passare dalla “smart city”alla “safe city”.
Italo Calvino ha scritto “Di una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.” Ma le città dove abitiamo, lavoriamo e ci divertiamo rispondono alle nostre domande?
La smart city è stata ed è oggi la risposta alle esigenze di maggiore facilità di accesso ai servizi, ma oggi è sufficiente a garantire le esigenze di sicurezza e comunicazione tra il territorio urbano e i suoi abitanti nel contesto di una realtà che cambia sempre più velocemente?
La pandemia ha cambiato il nostro modo di vivere e di rapportarci con gli spazi e gli ambienti sia interni che esterni e questo spinge a individuare nuovi modi di concepire le città e i servizi. E’ necessario quindi compiere un passo ulteriore: la città deve essere in grado di dare una risposta a una nuova esigenza di sicurezza intesa non solo come salute fisica e “sanitaria”, ma anche come benessere e migliore qualità della vita. Illuminazione e tecnologia devono dialogare sempre più in una nuova dimensione in cui l’uomo torna ad essere il centro nevralgico delle scelte di politica urbana. Solo così si potrà parlare di un nuovo rinascimento culturale, di un rinnovato umanesimo e di “città safe” dove la luce, l’architettura, la tecnologia, l’ambiente e l’economia comunicano in un’ottica di visione rigenerativa per disegnare un nuovo volto delle nostre città proiettate al futuro ma senza dimenticare la loro essenziale radice umana.
Voi che ne pensate?